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Scenari Brianza:
solo trasporti o non solo?
Giacomo Correale Santacroce


Brianza

In un noto film di Benigni un accompagnatore del protagonista (sosia inconsapevole del boss mafioso di fantasia Jonny Stecchino), dopo avergli elencato i problemi della Sicilia, conclude dicendo: “Ma c'è n'è uno che affligge la nostra regione più di ogni altro: il traffico!”.
Non ho potuto evitare di pensare a questo, fatte s'intende le dovute distinzioni, leggendo la stimolante indagine affidata della Camera di Commercio di Monza-Innovhub alla società Psicho-Research, dal titolo “Brianza e Brianza Ideale. Ricerca quantitativa-psicolinguistica”. L'obiettivo della ricerca è consistito nel cercar di capire come gli imprenditori brianzoli vedono la realtà attuale della provincia e le sue prospettive future, dal punto di vista delle condizioni di vita e di lavoro.
Si tratta in realtà di due ricerche diverse, una “quantitativa” e una “psicolnguistica”, che portano a risultati diversi.

La prima (“quantitativa”) ha chiesto agli imprenditori di formulare un giudizio “sull'andamento della vita e del lavoro nella zona di Monza e Brianza”. Giudizio che è risultato ampiamente positivo sulla situazione attuale (positivo 37%, parzialmente positivo 45,0%), giudicata anche preferibile rispetto a quella di altre aree. Tuttavia prevalgono coloro che ritengono che la situazione sia peggiorata negli ultimi cinque anni (il 30%, contro il 15% che la ritengono migliorata e il 54% che la trovano invariata). Ed emerge un relativo ottimismo sul futuro (prevede un miglioramento il 32% degli intervistati, contro un 23% che si aspetta un peggioramento e un 45,0% che pensa che la situazione non cambierà).
Ciò che colpisce è il peso dato dagli intervistati alle diverse “criticità” attuali, e ai miglioramenti che vorrebbero vedere per una Monza e Brianza “ideale”. Tra tutte le situazioni critiche, traffico, viabilità e trasporti insieme fanno la parte del leone: il 130% delle segnalazioni (erano consentite più segnalazioni per intervistato). Quanto ai miglioramenti auspicati, le stesse criticità sopraelencate hanno ricevuto il 48% delle preferenze.
Per fare un confronto, la criticità “smog, inquinamento” ha raccolto solo il 27% delle indicazioni, e l'auspicio di “più verde” meno del 6%.
(Interessante il fatto che la criticità “Stranieri” e l'auspicio “Più sicurezza” siano a livelli ancora più bassi).
Non vi è dubbio che il problema traffico-viabilità-trasporti sia molto grave nella nostra zona. Ma si può forse negare che i problemi ambientali, per i quali la pianura padana è collocata tra le aree peggio messe addirittura del globo, e l'erosione degli spazi non edificati siano criticità altrettanto drammatici?
Chi dovesse pensare alla Brianza del futuro in una prospettiva più lungimirante, farebbe forse bene a ricoprirla di strade senza attribuire il giusto valore socio-economico alla difesa delle aree libere, che dovrebbe crescere in ragione geometrica con la sua erosione?
Penso naturalmente alle eterne discussioni, spesso apparentemente tra sordi, sulla pur necessaria Pedemontana stradale, e al fatto che nessuno dia altrettanto rilievo all'importanza di velocizzare la già esistente e meno impattante ferrovia Monza-Saronno-Busto Arsizio (cioè Malpensa!).

Ma veniamo alla seconda ricerca, quella “psicolinguistica”.
Questa indagine prende in considerazione le valutazioni emotive, che secondo studi ormai ampiamente provati determinano i comportamenti degli umani molto più di quelle considerate razionali.
E i risultati sono ben diversi.
Emerge se non una insoddisfazione, certo un giudizio non esaltante della situazione attuale di Monza e della Brianza. Se ne apprezzano i valori tradizionali (concretezza, tenacia, bravura professionale…) ma si avverte un legame eccessivo con il passato, un “immobilismo da postumi del boom industriale”, un provincialismo diffuso.
A questa visione di una Brianza sostanzialmente vecchia e statica, si contrappone una visione ideale che esprime potenzialità notevoli che attendono solo di essere innescate: basta citare le “macroaree emotive” della Monza e Brianza ideale individuate dai ricercatori nella mente degli imprenditori intervistati: “ Natura e tecnologia insieme”; “Eco-economia; “Qualità della vita”; “Non viver come bruti”; “Cambiare; “Nuovo rinascimento”; ”Protagonismo”; “Prezzi bassi”; “Tutto attorno a te”; “Iniziative”; “Altruismo”.

Insomma, le due ricerche delineano due scenari molto diversi, tutti e due, si noti, possibili: uno dominato da una concezione economica lineare, quasi ragionieristica, incapace di vedere le connessioni sistemiche che determinano gli eventi anche economici. Il secondo che valorizza appieno risorse tradizionali e potenzialità latenti nel capitale sociale della zona, probabilmente proprie delle nuove generazioni.
Sono due prospettive che, per quanto riguarda le mie riflessioni sugli scenari possibili della Brianza, arricchiscono quelli che avevo prospettato un anno fa, e a cui avevo dato i nomi di “L'isola meno infelice d'Europa” e “Crocevia tra cultura e natura”. In particolare integrano il secondo scenario con la vocazione tecnologico-innovatrice propria della zona.

I differenti risultati delle due ricerche inducono a un'altra riflessione: così come le diverse metodologie portano a “verità” differenti, ma sempre più approfondite e più “vere” grazie al progresso delle scienze, anche l'azione di chi detiene il potere può portare a risultati migliori o peggiori. La classe dirigente può cioè trasmettere miopia e ristrettezza di vedute, o al contrario ampiezza e lungimiranza di visione. Può attivare, a seconda delle alternative, gli impulsi più immediati, “con i piedi per terra”, o quelli più elevati e sfidanti latenti nello spirito dei collaboratori e dei cittadini.
MI auguro, naturalmente, che non solo le classi dirigenti brianzole, private e pubbliche, operino nella prospettiva del secondo scenario. Ma che ogni cittadino brianzolo faccia autonomamente altrettanto.

Giacomo Correale Santacroce


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  6 marzo 2009